Per Matteo Santoiemma quella de I Parieti è una storia di pietre, di famiglie e di amore. Le pietre sono quelle dei muretti a secco, “i parieti” appunto, che abbracciano e proteggono i vigneti. Le famiglie sono quelle – materna e paterna – dove vocazioni e devozioni si sono intrecciate anticipando un presente saldamente ancorato al passato. L’amore è quello coltivato inconsciamente in tenera età e poi riaffiorato negli anni della maturità verso la propria terra, le Murge, e la loro singolarità espressiva. E poi c’è la decisione, che da questo amore ha preso le mosse, di riappropriarsi con convinzione delle proprie radici e riportare a nuova vita le terre e la masseria di proprietà del nonno.
L’azienda, a cui le terre e Masseria Santoiemma fanno riferimento, è a Gioia del Colle – in Contrada Montursi – e produce e trasforma i propri prodotti: uva, olive e cereali. Le vigne, prevalentemente ad alberello e spalliera, sono di Primitivo, Verdeca, Minutolo e altre varietà autoctone, e l’obiettivo principe è di esaltarne l’espressione più autentica.
Pietre, dicevamo. Pietre sono anche quelle, di due nature, che i vigneti di Primitivo si contendono: il carparo, compatto e facilmente lavorabile, lo stesso utilizzato nella edificazione del Castello di Federico II a Gioia del Colle, e il calcare, più duro e longevo, vecchio milioni di anni, le cui diverse influenze arrivano a determinare differenti caratteristiche organolettiche in uno stesso vitigno.
È da questi presupposti, da queste espressioni uniche e univocamente territoriali, che il progetto de I Parieti è partito: l’intento è quello di fare e rappresentare prodotti – vino, olio e cereali – che assomiglino a questo paesaggio ancora inespresso nella sua potenzialità e portare avanti un progetto agricolo e culturale a tutto tondo in sintonia con la sua storia.